lunedì 24 giugno 2013

Intervista a mia nonna

-io sono del trentatré. Questo significa, nipote mio bello, che io sotto al fascismo ci sono nata. Durante la guerra ero una bambina non è che mi ricordi poi molto, ma tu che vuoi sapere?
-non lo so, nonna, raccontami quello che ti ricordi tu. come viene viene, non ti preoccupare. -ma tu nel frattempo che fai, registri?
-epperforza.
-ma a me mi viene da ridere!

-e non ridere nonna, non ridere sennò qua non si capisce niente più. quello già solo dio lo sa e la madonna lo vede1 come registra ‘sto cellullare. Forz’ jà2!
-va bè non rido hai ragione tu, o sennò qua va a finire veramente che non combiniamo niente.
e allora io, come ho già detto, quando c'erano i fascisti ero una bambina. Tante cose non le so, mica ai bambini si può raccontare tutto, no?
Però una cosa me la ricordo, Piero: che a chi non era fascista gli facevano la purga. A sfregio. E chi non era fascista un posto di lavoro non lo trovava. Nemmeno se piangeva in greco.
E mi ricordo pure che da noi a Salerno per tanto tempo gli aerei americani non sono arrivati. I bombardamenti si fermavano a Napoli. Mi ricordo che il popolino -la gente semplice- diceva che san matteo da lassù ci guardava e proteggeva e accussì3 a noi di Salerno non ci succedeva niente.
Poi il primo bombardamento l'avemmo il 21 giugno.
A Salerno era già qualche giorno che non c'era più nessuno: erano tutti andati nei paesi vicini a cercare un posto, un riparo: una qualunque cosa che gli aerei da lontano, dall'alto dei loro cieli, non riuscissero a vedere. Una qualunque cosa che non gli facesse gola.
io in quei giorni prima della bombe stavo a mare con le mie cugine e mia mamma -la tua bisnonna, Piero- era in giro a cercare un posto. Un rifugio.
La mattina del 20 giugno mio padre decise che avremmo lasciato Salerno comunque, pure se un posto dove stare non lo tenevamo, perché -tanto- non aveva senso rimanere là. Mio padre decise in fretta e fu irremovibile.
Prendemmo quattro carabattole per uno e ce ne andammo, io ricordo che mi portai appresso dei cerchietti e certi birilli con cui mi piaceva assai giocare. Avevamo le coperte sottobraccio, le buste in mano. Sai quelle persone che si vedono per televisione, ai telegiornali, che se ne vanno da un paese ad un altro? Che scappano? Pure noi eravamo così.
Andammo in un paese vicino, Antessano mi pare che si chiama. è accussì piero, ci sta un posto da qua attorno che si chiama Antessano?
-si nonna, ci sta. Ad antessano ci abita Peppe il figlio di Anna, ti ricordi? E dove avete dormito?

-Alla fine, mia mamma ci portò da un cugino suo che faceva la guardia forestale là e un posto per dormire lo trovammo. La notte però nessuno chiuse occhio, perché si sentivano i rombi degli aerei e lo scoppio delle bombe su Salerno, con tutto che eravamo lontani in aperta campagna. Alla fine, pure san matteo si era arreso.
il giorno dopo, mamma e papà andarono a Salerno per vedere di prendere qualcosa dalla casa. ma la casa era distrutta. C'erano solo cumuli di macerie.
Il comune, ad Antessano, diede a tutte le famiglie bombardate una camera. noi eravamo una famiglia molto numerosa -5 sorelle e 3 fratelli- e il comune ci diede due stanze una cucina e un bagno. Stemmo lì due mesi, all’incirca.
poi mio padre venne a sapere che gli alleati erano arrivati a Salerno...
-e quindi erano praticamente arrivati pure da voi ad antessano no? saranno scarsi dieci chilometri.
-e bello mio, magari, chille i mmericani cammenavan a metri4, avanzavano piano piano e con grande difficoltà. chissà quanti giorni potevano passare mentre che non arrivavano pure da noi. Mio padre decise che dovevamo andare noi incontro a loro. Dovevamo tornare a Salerno.
-e come?
-come eravamo arrivati, no? a per’, piero, a per’5. E nemmanco6 potevamo fare la strada diretta, la più veloce che allà ce steven e tedesc'7. Andammo sopra, montagna montagna, e arrivammo dove sta l'orfanotrofio.
-a canalone?
-bravo, sì, a canalone. mi ricordo che mio fratello Brigido se lo portava in braccio mia mamma. Brigido era di ottobre, stavamo a fine agosto. Ancora non sapeva camminare.
-e a Salerno che facevate?
-ci arrangiavamo, e che dovevamo fare? non tenevamo niente, ci mancava tutto.
Gli alleati si erano sistemati alla prefettura, allo stadio, alla camera di commercio. insomma dentro tutti ‘sti palazzoni. io e le altre bambine come a me andavamo la sera davanti a dove stavano loro e gli dicevamo "Camerat, ciucculat? Camerat, ciucculata?" e loro ogni tanto ci davano certi biscotti tondi, dolci. ma mica ce li potevamo mangiare là per là! nossignore, li dovevamo portare in famiglia, a casa per ...
-appunto nonna, dove vi eravate sistemati? dove era casa vostra, se quella che tenevate prima l'avevano bombardata?
-tu tieni presente dove oggi ci sono i carabinieri, nella salita di via duomo? ecco noi là stavamo. Là avevano sistemato tutti quelli che una casa non ce l’avevano più. tante famiglie, tante persone ammassate. gente di ogni risma.

Di notte gli americani bussavano alle porte. cercavano le signorine, erano ubriachi. Pure le prostitute c'erano in quei posti, tra quella gente. Quella gente che eravamo pure noi. Anche le prostitute. Gli americani bussavano e dicevano "sorella, sistèr, sistèr"...
-ho capito nonna, ma io sto facendo una ricerca sulla resistenza al regime fascista che ha oppresso l’Italia per vent’anni. Su questo cavolo di ventennio che c’è da dire?
-e che ne so io! te l'ho già detto quello che mi ricordo. subito te l'ho detto: se non eri fascista ti facevano la purga, se non eri fascista a faticare non ci andavi. nemmeno se piangevi in greco.
-sì sì. ma qualche dettaglio nonna... tipo il bisnonno, tuo padre, che lavoro faceva? -il tassista.
-e la teneva la tessera fascista?
-nossignore, non ci pensare nemmeno. non ce l'aveva.

io li sentivo ogni tanto, mia madre e mio padre che litigavano. mia mamma -la nonna ida- diceva "vattell a ffà sta tesser,e t vuò mover? e figl r'è tuoi nun ce pienz?"8. Ma mio padre non la voleva la tessera. Nella mia famiglia c'era sempre stata più l'idea del comunismo che del fascismo.
-ho capito...
-ma che hai capito tu? di tutto quello che ti sto dicendo adesso, che hai capito tu? niente, secondo me. Ma va bè, lasciamo stare.
Andiamo avanti.
una volta poi, mio padre ci è andato veramente alla sezione del partito per farsi la tessera "eccomi qua!" gli ha detto a quelli che stavano nella sezione :"e guarda nu poco chi ci sta qua!” –gli hanno risposto- “ti sei deciso finalmente, eh? e ch r'è? non lo riuscivi a trovare nu posto addò faticà, è overo?"9 Insomma, lo presero un po’ in giro. Forse un bel po’ -non lo so questo a nonna- fatto sta che mio padre non arrispunnette manco: giro ncuoll’10 e se ne andò.
-non gli piaceva a essere sfottuto?
-no, a nonna, non ci piaceva. era un tipo sanguigno papà mio, si incazzava. gli venivano subito i cinque minuti...
-ma voi come avete fatto nonna, se il bisnonno non lavorava?
-e figlio mio come abbiamo fatto...in qualche modo abbiamo fatto, no? se mi vedi qua oggi, se tu stai qua oggi con me a chiedermi ‘ste cose vuol dire che in un modo o nell'altro abbiamo fatto. Vuol dire che ce la siamo cavata, no?
-hai ragione nonna, hai ragione tu. Vabbuò per me abbiamo finito: aspetta un momento che spengo il cellulare, così andiamo in cucina e mi fai un bel caffè.
-signorsì.


Legenda
1 dio lo sa ... vede: a malapena, chissà come che...
2 proseguiamo, andiamo avanti.
3 così.
4 gli americani avanzavano lentamente, conquistando a fatica ogni singolo metro. 5 a piedi, Piero, a piedi.

6 nemmeno.
7
di là c’erano i tedeschi.
8 te la vuoi andare a fare questa tessera, sì o no? Che aspetti, muoviti! Non pensi ai tuoi bambini? 9 eh? e ch r'è? ... overo?: Cosa c’è non riuscivi a trovare un posto di lavoro, è vero?
10 non...andò: non rispose nemmeno, girò i tacchi e se ne andò 

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