lunedì 24 giugno 2013

La puttana di via Verdi

***alcuni personaggi sono stati introdotti in altri racconti e ancora non li ho messi sul blog, anche perché sono troppo lunghi***

Entra pure ragazzo, lascia la cinquantamile lire sul comò nell’ingresso.
Togli il cappotto, ragazzo, e allenta il nodo alla tua cravatta.
Non ti preoccupare dei vicini, le tapperelle sono abbassate e qui non ti vede nessuno.
Fai con calma, ragazzo, e poi vieni qui in camera da letto.
Io sto fumando una sigaretta e distrattamente penso a cose che non ti riguardano.
Sono fatti miei, ragazzo.
Fatti della puttana di via verdi.

Prima o poi tutti passano qui da me.
Antonio il silenzioso, non toglie il cinturone di cuoio nemmeno quando entra dentro di me. Io gli vedo la spara etichette che penzola prima avanti e poi indietro, prima avanti e poi indietro.
Viene lo stralunato, dice sempre che cerca una ragazzina con i capellli biondi e gli occhi verdi.
Gli soffio in faccia una boccata della mia sigaretta e dico <<Qui non c’è quello che cerchi. Qui ci sono solo io, la puttana di via verdi>>  poi gli stringo forte il cazzo, subito lo sento crescere nella mia mano. Il suo viso si stravolge e senza una parola mi segue fin nella camera da letto.
Per tutto il tempo che rimane su di me, i suoi occhi restano chiusi e io so che tra le mie cosce sta dimenticando quella ragazzina.
Solo da quando è rimasto vedovo viene Mario. Da giovane ero io a volerlo: mi fermavo davanti alla vetrina della bottega e lo fissavo sfacciata, con lussuria. Lui sorrideva educato e faceva finta di niente. Ora viene una volta al mese e quando affonda la testa nei miei seni ancora fermi, sospira e geme un nome che non è il mio.
E poi c’è Silvestro.
Non sale mai, si ferma in strada e fissa la mia finestra chiusa. Silvestro calca il cappello sulla testa e attacca una canzone con l’armonica. E’ triste la canzone del playboy di via Verdi e mi fa ricordare di lui, quando una volta tanto tempo fa godeva su di me e urlava “il sole, il sole! Carla, faccio l’amore con il sole!”
Appena la canzone finisce gli apro il portone e lui lascia le cinquanta mila lire nella cassetta della posta: lo sa che l’ascolto e piango ogni volta che lo sento suonare e lo conosce bene il prezzo delle mie lacrime di puttana.
E tu? Cosa sei venuto a fare tu? Chi sei? Dimmelo, perché non lo so bene. Non ti si vede in strada, non hai etichette sulla fronte e non fai la fila alla bottega di Mario. Forza dimmelo, o se vuoi non farlo tanto è lo stesso: tra poco saranno i colpi dei tuoi reni e i morsi dei tuoi denti a dirmi di che pasta sei fatto.
E questo a me non potrai nasconderlo, ragazzo.

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