lunedì 24 giugno 2013

io sono campano

io sono campano. i miei genitori lo sono, i nonni lo sono o lo sono stati. I miei parenti abitano ancora tutti nel raggio di 60 70 m. Almeno i parenti stretti, la zia cui raccontavo le ansie di adolescente e che dovevano rimanere segrete ai genitori o i cugini cui ho insegnato matematica e che mi prendevano in giro perchè non sapevo dare calci ad un pallone. 
ci sono molti modi di essere campani. C'è il napoletano indolente e fannullone, c'è il raccontatore di "fattarielli": quelle piccole grandi storie che possono tenere sveglia una casa, un vicolo od un rione a seconda della sua abilità retorica. C'è "o' professore" reso celebre e macchiettaro dai film e dai libri di luciano De Crescenzo, oppure il poeta: quello anonimo che intonò (chissà quando) i versi di canzoni destinati a sopravvivergli in eterno e quello stanco, afflitto da una storia che non cambia mai. Eppoi ci sono personaggi, uomini, che non so "etichettare" bene, forse non ci sono parole precise per farlo, o forse non valeva la pena inventarsi una parola apposta per un unico irripetibile essere umano. Perciò, vi posso dire solo i loro nomi ed ognuno ci veda quello che preferisce: Massimo Troisi, Totò, De Filippo, Pino Daniele (nonostante tutto), Erri de Luca…Di certo non è il più grande dei citati, anche se le metriche tra persone lasciano il tempo che trovano, ma adesso mi viene in mette A. Gatto o meglio i suoi versi: Salerno, rima d'inverno o dolcissimo inverno Salerno rima d'eterno. Se sei di salerno, come me, lo capisci bene perchè e come questa città faccia rima con inverno ed eterno ed è per questo che poi stì tre versi sghembi non te li puoi dimenticare. Te li porti appresso come se fossero una cartolina: davanti, il porto della città fotografato dall'alto della collina di canalone con il campanile del duomo che svetta tra i tetti degli altri palazzi e il mare a bagnare la città e a stabilirne i confini, sul retro, a sinistra, questa poesia al posto di: "saluti e baci da salerno. qui tutto bene. A Gatto" e sempre sul retro, a destra, c'è scritto il tuo nome e l'indirizzo della città che, provvisoriamente, ospita e accresce la tua nostalgia verso l'inverno e verso l'eterno. Mi piacerebbe parlare dei tanti altri modi di essere campani: dei cammorristi, dei ragazzini che lavorano sodo per diventarlo, degli uomini che fanno le mozzarelle a battipaglia, di quelli che vanno in caccia di funghi nell'avelinese o che preparano il greco di tufo nel beneventano, della ferocia e della disumanità di alcuni luoghi del casertano, del cuore che ti si riempie quando vai in motocicletta in costiera amalfitana o prendi il traghetto per andare ad ischia. purtroppo, non sono in grado di raccontarli bene, non li conosco nemmeno tutti, nemmeno quelli che ho citato. Non ne saprei parlare come meriterebbero, so solo che esistono. esistono dentro di me come dati di fatto, come altrettante possibilità che avevo di essere e che ho appena sfiorato. 

ciao ciao

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