lunedì 24 giugno 2013

Se io dovessi morire stanotte

se io dovessi morire stanotte.

se io dovessi morire stanotte non mi trovereste nel mio talamo nunziale. sdraiato mollemente e senza forze. con un filo di voce a dirvi 
"muoio felice perché ho vissuto una vita lunga e piena. muoio con il sorriso sulle labbra che hanno assaporato tutti i giorni vissuti. ed ora capisco il senso e mi è tutto chiaro e vi posso dire in serenità e gioia <<amici miei siate felici perché la vita è una sola e seguite il mio saggio esempio perché io so, io ho capito, io ho percepito il grande e pieno valore che alberga in ognuno di noi ed in ogni attimo mi sono dedicato a farlo emergere e vibrare in me ed in ognuno di voi>>"

se io dovessi morire stanotte, mi vedreste girare in tondo per tutte le stanze di tutte le case di ogni dannata città dove ho vissuto. sputacchiando fiele e rantolando. appoggiando le mani lerce sulle pareti annerite dal fumo. dall'acredine dei giorni andati.
mi vedreste setacciare gli armadi e i cassetti, frugare tra le tasche di pantaloni che non mi vanno più tanto sono grasso. rovesciare i cappeli ed i libri che non leggo più da tempo. strappare tutti i nastri delle cassette, spezzare i cd, bucare gli schermi catodici e quelli piatti. perché ancora non l'ho trovato un senso. un luogo io non l'ho trovato.
e così come ho speso i miei giorni spenderò la mia morte. cercando di posticiparla, di offenderla, di evitarla. "dopo" c'è sempre un "dopo" quando il serbatoio della vita è pieno e c'è un "dopo" anche quando è a metà e ad un quarto. e poi all'improvviso non c'è più "niente", ogni metro succhia un altro po' di benzina. e di benzina non c'è ne è più.
griderei che sono stato fregato. griderei che non ne valeva la pena fare tutto e farlo bene e poi farlo ancora meglio. 
mi accascerei in un angolo a dire " non ho scopato abbastanza, non ho visto abbastanza mondo. ho comprato la tv satellitare e forse ho visto solo metà dei canali"
sarei sopraffatto dall'idea di non aver avuto abbastanza amici, di aver lasciato andare quelli che avevo trovato. sentirei una ruga sottile eppure profonda, qui, dietro la nuca. la ruga di tutti i sì non detti ma eseguiti con il capo. la ruga di tutte le volte che ho abbassato la testa.
verrebbe qualcuno a consolarmi, ma sarebbe come voler riempire un vaso bucato.
questo sono stato io nella mia vita: un vaso che non si riempie mai. non ho tracimato mai. non mi è bastato mai. le donne, i soldi il vino, l'amore il potere racimolato, le macchine guidate. i tramonti, le albe. i mattini e gli uccelli nel cielo sempre troppo pochi. sempre un po' in meno di quello che volevo o immaginavo.
mi alzerei dall'angolo, quest' angolo stornzissimo dove sono ora e direi solo parole. niente più frasi
"cazzo, merda, dolore, rancore, timidezza, rabbia, incapace, molle, privo, stolto, e mai mai nemmeno un secondo solo vivo"

se io dovessi morire stanotte, ma solo i saggi e gli elefanti sanno quando devono davvero morire. alle volte si apre uno squarcio nel cielo di carta. un amico muore, rischiate un incidente mortale per mandare una mail al capo mentre siete in autostrada. a tuo padre viene un infarto che non lo ammazza. e tutti in famiglia tirano un respiro un po' più forte. e tu sai, capisci al volo che la vita è fragile e debole e flebile e labile. che la vita è una briciola che ti hanno dato per sbaglio, una briciola che è caduta dal ricco piatto di chissà quale ricco epulone. la vita è una mollica di pane con cui ti hanno fatto giocare e che ora è secca e dura e rafferma. e non serve più.
ma così come si è aperto in un attimo, il cielo si richiude. basta una rata dimenticata del condominio. basta pensare a come diversificare i propri investimenti in vista della prossima crisi, pensare a come superare il prossimo colloquio sennò quelli del mutuo ti mangiano vivo e con il cazzo che poi ci arrivi a fine mese. 
basta una cosa di queste e ritorni a capo.qualcuno, tu stesso, voi stessi, io stesso, mi metto di buona lena a  rattoppare il buco. ed il cielo di carta è di nuovo lì, in alto, lontano e azzurro e splendido.
certi giorni può capitare che qualcuno dica "veh, cos'è quello? forse che qualcuno ha rattoppato per caso il cielo?"
" ma no non è possibile, il cielo è intero. la vita è intera. i giorni sono interi e non si aprono non si sfaldano. non si squartano. ma cosa dico mai?"
e tutto ritorna muto. 
è muto l'abitacolo dell'auto quando torni a casa dal lavoro. è muta tua moglie ed i tuoi figli giocano muti nel soggiorno che ancora devi finire di pagare. e tu sei muto mentre ti versi un dito di quel liquore che ti hanno regalato a natale. un liquore che è tanto buono e tanto denso e che scioglie ad uno ad uno i nervi ed i nodi accumulati nel collo e nella pancia. un liquore, che pensavi avresti aperto solo in un'occasione speciale. ma passavano i giorni sempre uguali e quell'occasione non è mai arrivata.

e adesso di quella bottiglia, da solo, ne hai bevuto già più di metà.

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